Immaginate, siete fermi al semaforo rosso e vi si avvicina un uomo con un cartello in mano: “Sono un povero sindaco con un teatro a carico, fate un offerta”. Questa è la storia che stiamo per raccontarvi.
In tempi sicuramente migliore di quelli che stiamo vivendo, Milanoaveva numerosi teatri in continua attività. Oggi, la vita culturale milanese sta segnando il passo, sia per gli effetti della crisi, sia per le troppe “disattenzioni” della giunta Pisapia, così alcune sale sono state chiuse e altre rischiano di esserlo.
Fra queste c’è il teatro Lirico che, inattivo lo è da una dozzina d’anni quindi, le due ultime amministrazioni condividono con l’attuale la colpa dello stato d’abbandono in cui versa, ma questa gli sta dando il colpo di grazia rifiutandosi di applicare le soluzioni proposte dall’opposizione che permetterebbero di salvarlo dalla completa rovina.
Ad ammettere la gravità della situazione, dopo un recente sopralluogo, è stato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno “siamo ad un punto di non ritorno” ha detto dopo avere scoperto l’ennesima infiltrazione d’acqua creatasi nel soffitto. Nonostante questo, giunta e PD continuano a discutere se finanziare o no il restauro, nonostante Pdl e Lega inserire favorevoli ad inserire i 16,5 milioni necessari nel Piano delle opere pubbliche 2013.
“Ognuno si assumerò le proprie responsabilità” ha sbottato l’assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza, non certo riferendosi all’opposizione bensì a PD e Sel che sono in conflitto fra loro dopo che un bando pubblico per cercare un finanziatore privato e un a tentativo di reperire fondi tra i privati sono andati a vuoto. Nonostante una parte dei Democratici sostengano che il teatro di via Larga, va messo senz’altro in sicurezza, per poi cercare un gestore che si accolli le spese del restauro e sia d’accordo con loro con il consigliere di Sel Luca Gibillini che ha dichiarato, “Di soldi privati non ce ne sono, ci abbiamo già provato. É una follia rinviare ancora i lavori. Sono pronto a votare l’emendamento che serve a dichiarare l’urgenza, con chiunque abbia intenzione di presentarlo”, i numeri per approvare il provvedimento sembrano non esserci.
Per cercare di trovare una soluzione alla questione, Del Corno e Rozza hanno ideato un iniziativa per abbattere raccogliere i fondi che hanno spiegato così: “Vogliamo lanciare entro Natale una sottoscrizione popolare, lo slogan potrebbe essere e Compra un mattone per il Lirico“. Comprendiamo l’intento, ma non riusciamo proprio a capire perché all’incapacità della giunta di gestire la cosa pubblica dobbiamo sempre sopperire noi mettendoci le mani insaccoccia.
Sul caso si è pronunciato il coordinatore del PdL-FI, Giulio Gallera vi riportiamo il suo intervento così come lo abbiamo ricevuto: “Si è tenuto l’ennesimo sopralluogo con gli assessori Rozza e Del Corno. Speravamo in un passo avanti, in una idea forte della Giunta contro la definitiva rovina di uno dei suoi teatri più belli. Ed ecco il parto assessorile: Un mattone per il lirico, ci pensino i milanesi con offerte volontarie. Traduzione: noi non siamo capaci di risolvere il pasticcio del Lirico: pensateci voi cittadini. C’è poi anche il piccolo predicozzo ideologico : Il privato avrebbe un progetto culturale suo, e non della città. Così non va. Ognuno si assuma le sue responsabilità e si guardi al futuro di Milano senza il paraocchi. Oltretutto rilevo che mentre Pisapia alza la voce contro il Governo per avere più privati alla Scala, i suoi Assessori vogliono il Lirico del Popolo. Lasciamo perdere, e parliamo di fatti seri: la Giunta ha inserito nel piano delle opere pubbliche 16,5 milioni per la ristrutturazione, ma è un investimento virtuale. I soldi non ci sono e in ogni caso la maggioranza è divisa. Pisapia aveva promesso di riaprire il Lirico per Expo ma è ormai chiaro che così non sarà. E allora? Noi rilanciamo la nostra proposta: coinvolgiamo uno o più grandi investitori, che diano a Milano un Teatro bello, attraente, innovativo, che rispetti l’architettura e la vocazione del Lirico, ma si apra al nuovo come Milano ha sempre fatto. Con il progetto Longoni avevamo reperito le risorse coinvolgendo i privati: era nato un confronto anche aspro, ma la discussione avveniva su risorse certe (20 milioni) e su un piano concreto, poi abbandonato col cambio di Giunta. Oggi siamo a un punto morto. I privati si tirano indietro atterriti da una burocrazia e da una visione lontane anni luce da un’idea moderna di sviluppo. Comune e investitori non si capiscono perché parlano lingue diverse: gli investitori parlano l’inglese globale, il Comune di Pisapia parla le lingue morte. Il bilancio 2013 ha condotto la città nelle sabbie mobili. Ma il Lirico non può morire. Lanciamo un appello al Sindaco perché ci coinvolga nella ricerca di una soluzione per Milano che ospita Expo: trattare in modo serio e moderno, con gli strumenti del mercato e del project financing con un grande gruppo o più di uno per restaurare e gestire un teatro vivo, innovativo, aperto, bello. O si fa così o al Lirico cantiamo il De profundis, in latino naturalmente.”
Otello Ruggeri per Italia Post