Com’era da prevedersi la montagna ha partorito un topolino. Al gesto di apertura fatto dal cardinale Scola che ha scritto un messaggio destinato a tutte le comunità musulmane di Milano, ed in particolare a quelle guidate da Abdel Hamid Shaari, non ha avuto seguito nemmeno un cenno di ricezione: la missiva del reggente della diocesi cittadina è rimasta (si può ben dirlo) lettera morta.
Noi non ci aspettavamo nulla di diverso, ma altri sì, e il non ricevere dei ringraziamenti per la vicinanza dimostrata fa riflettere su con chi abbiamo a che fare, e in quale considerazione tengano le parole di noi “infedeli” buona parte dei musulmani presenti in città.
L’oggetto è la festa di fine ramadan all’Arena Civica di Milano, per la quale gli errori del comune avevano già incrinato i rapporti con l’Imam della moschea di viale Jenner, e la scelta di inviare la “reggente d’agosto” Cristina Tajani ad una celebrazione riservata ai soli uomini (anche di questo bisognerà parlare) non ha certo contribuito a migliorarli: la scortesia dimostrata dai musulmani, però, nei confronti del Cardinale Scola non ha giustificazione alcuna in una società civile.
A nulla valgono le motivazioni addotte sul ritardo con cui la lettera sarebbe stata ricevuta dai destinatari: era da giorni che i giornali ne parlavano e sul suo contenuto erano trapelate anche le opinioni di alcuni maggiorenti della comunità musulmana, quindi una scusa del genere è irricevibile.
La verità è che celebranti e presenti hanno deliberatamente deciso che le parole del cardinale non potessero trovare spazio in un evento religioso musulmano. «Io non pretendo di intervenire alla messa di Natale» – ha detto il portavoce del coordinamento delle associazioni islamiche. La diocesi: «Persa un’occasione per mostrare la collaborazione tra noi».
Otello Ruggeri per Milano Post